Da quando Real Time è passato sul digitale terrestre, il
televisore della mia camera è sempre stato fisso sul canale 31. All’inizio mi
era piaciuta l’idea di una TV di puro intrattenimento, leggera, colorata,
“pop”. Adoravo il fai da te a tratti eccessivo di Paint your life, la
frivolezza volutamente ridicola di Ma come ti vesti?!, e le provocanti lezioni
di stile di Cortesie per gli ospiti. Ho imparato qualcosa sulle
ristrutturazioni con Vendo casa disperatamente, mi sono divertita con Fuori
Menù, e Enzo Miccio ha perfino acceso in me un po’ di interesse per
l’organizzazione dei matrimoni. Abituata ad una tv in cui si scadeva nel kitsch
anche parlando di aliquote fiscali, ho gradito l’idea di un piccolo paradiso
televisivo che scegliesse di affrontare temi meno nobili, ma con sobrietà.
Poi, è arrivato l’acquisto dei programmi dall’America, e il sogno
si è spento. Parola d’ordine: drammi umani e litigi. Dall’acquisto dell’abito
da sposa al parrucchiere in fallimento, dall’organizzazione di baby-party a
ristrutturazioni milionarie, da dimagrimenti di centinaia di chili ad
operazioni chirurgiche ispezionate nei minimi dettagli. Mamme che non sanno di
essere incinte, mamme che amano troppo, mamme che organizzano party eccessivi
per i figli. Obesi che sudano, dimagriscono, si operano. Malattie misteriose,
malattie imbarazzanti, corpi deformi. Tonnellate di amore americano per le
storie commoventi, disperate ed eclatanti.
Io comunque, finché ci saranno personaggi nostrani ben più
gradevoli e simpatici, come Clio e Alessandro Borghese, continuerò a dargli un
po’ di fiducia. Sperando che non finiranno con l’assumere Barbara d’Urso e
comprare Jersey Shore dall’America.
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